In realtà si tratta del filo conduttore di una serie di incontri e laboratori organizzati nella scuola dell'infanzia “S. Maria” a Casalserugo, il paese dove vivo.
Dopo il mio ritorno in Italia dall'esperienza del Servizio Civile Internazionale, che mi ha portato a vivere nove mesi della mia vita in Zambia, le cose che avrei voluto fare erano tante.
La fatica del ritorno era quasi opprimente. Tutto intorno a me era improvvisamente cambiato. Riadattarsi nuovamente ai ritmi, alla vita, alle consuetudini del mondo Occidentale non è stato facile (e nemmeno ora ci sono riuscito del tutto, e forse mai ci riuscirò).
Mi sentivo una sorta di reduce. Tutti per fortuna mi hanno stretto in un abbraccio caloroso al mio rientro, e questo mi ha aiutato molto.
Ma da dove ripartire? Dopo aver lasciato un bel po' di sicurezze prima della mia partenza, era giunto il momento di gettarsi nuovamente verso il futuro.
Di idee molte, troppe forse. Avrei voluto cambiare il mondo, avrei voluto che tutti la pensassero come me, pensavo che i miei “sermoni” sui problemi della società e del globo, con cui tediavo tutti quelli che incontravo, dovessero essere la verità che ognuno doveva seguire…senza fare storie e senza obiezioni. Di certo con queste mega idee non sarei andato da nessuna parte. Tradurre invece tutto ciò in piccoli gesti quotidiani, in piccole testimonianze, anche a partire dal luogo in cui si vive, questo si poteva dare un senso al mio ritorno, e contribuire a diffondere e ridistribuire la fortuna che av
Poi, come spesso capita, arriva l'occasione che trasforma il pensiero in realtà.
Donatella, coordinatrice della Scuola dell'Infanzia del mio paese e cara amica, mi ha invitato a fare insieme ai bambini un “Progetto Africa”. Fin da subito questa idea mi è piaciuta, senza però sapere minimamente da dove partire e cosa effettivamente proporre.
Ma l'entusiasmo non mancava, sia da parte mia, sia da parte di tutta l'equipe della scuola.
Così, dopo un paio di incontri, abbiamo creato insieme una scaletta di attività dal profumo africano, e in particolare zambiano.
Di spunti ne avevo a piene mani. Nove mesi al Progetto Cicetekelo, vissuti per dieci ore al giorno assieme ai bambini e ai ragazzi ospitati mi permettevano di spaziare un bel po' fra i miei ricordi.
Diversi ma uguali:partire dalle cose in comune per scoprire che , nonostante la distanza sia culturale che spaziale, sempre di bambini si tratta.
Da questa idea di fondo è nata la scaletta delle attività.
1.Presentazione dello Zambia, con una valigia piena di ricordi, oggetti, foto, carta geografica. Insomma tutto il necessario per capire chi fossero i nuovi amici che pian piano avremmo incontrato.
2.Gli animali della savana. La giraffa, la zebra, il leone, le scimmie. E poi i villaggi, le capanne, i modi di vivere dei bambini zambiani.
3.Come si gioca in Zambia? I bambini giocano anche lì, proviamo a scoprire con che cosa!
4.Laboratorio di danza e musica, con il bongo e balli al ritmo zambiano.
5.Alcuni usi e costumi. Come trasportare i cesti in testa e i bambini nella schiena.
6.Cena a menù zambiano, seduti per terra e mangiando con le mani!
Così per sei venerdì mattina sono stato ospitato da 70 piccole creature che si sono prestate alla grande nelle varie attività proposte.
Non avevo mai avuto esperienze educative con bambini così piccoli,e mi ha stupito la loro attenzione, le loro domande curiose, la voglia di conoscere, e di ascoltare ciò che raccontavo.
Mi sono emozionato molte volte. Al mio arrivo a scuola l'accoglienza era sempre calorosa.
Fin dal primo incontro, nel quale abbiamo visto le foto e i video che avevo realizzato al Progetto Cicetekelo, era già nata una grande amicizia a distanza fra i bambini.
Il divertimento poi nel trasformarsi in piccoli trasportatori, in cui ognuno doveva portare un cesto carico in testa, percorrendo un percorso ad ostacoli.
E poi improvvisarsi piccole mamme, con la piccola (bambola) legata dietro alla schiena
Per i bambini è stata una sorpresa poi l'attività legata ai giochi africani, di sicuro la più attesa. Abbiamo costruito delle piccole palle fatte con materiale di recupero, e poi la corsa coi sacchi, e il percorso con le caviglie legate, giusto per citarne qualcuno. Giochi semplici, diffusi anche da noi un tempo, che per i bambini sono diventati vere e proprie nuove scoperte.
Man mano che aumentava la conoscenza con questo nuovo mondo, aumentava anche la simpatia e la voglia di approfondire, tanto che spesso chiedevo chi volesse partire con me per incontrare di persona questi nuovi amici, e magari giocarci insieme. E la risposta quasi unanime era regolarmente un coro di “Siiiiiiiiiiiiiiii”.
L'ultimo appuntamento è stato forse il più divertente. Dopo aver steso un grande telo nel pavimento, i bambini seduti tutti per terra hanno finalmente provato a mangiare “alla zambiana”. Menù a base di polenta, fagioli, uova lesse, e riso. A dire il vero non è stato particolarmente difficile per loro cimentarsi in questa attività, anzi! Forse il difficile è venuto dopo nel pulire i pezzi di cibo che nonostante il telo erano sparsi ovunque, anche nei loro vestitini.
In questo progetto tutta l'equipe della Scuola dell'Infanzia ha investito molto tempo ed energie, e i risultati si sono visti. Il coinvolgimento dei bambini è stata la testimonianza d
Non so spiegarmi del tutto il successo di questa iniziativa, partita sicuramente in maniera semplice e forse non troppo organizzata. Non mi aspettavo di certo un coinvolgimento del genere.
Di sicuro per me è stato un buon banco di prova per mettere a disposizione ciò che ho vissuto, e per sperimentare questa tanto declamata educazione alla multiculturalità, magari con i miei insufficienti strumenti, ma con la grande voglia di mettermi in gioco nella quotidianità.
Questo piccolo gemellaggio a distanza fra bambini, questo scambio di culture attraverso semplici gesti e attività ha portato un po' di sana positività, anche negli adulti.
I bambini lo sappiamo si mettono facilmente in gioco, si lasciano trasportare dalle emozioni e dalla voglia di scoprire cose nuove, arrivando ad accettare di buon grado l'esperienza della diversità.
Nei grandi invece questo avviene un po' meno. Abbiamo il cuore più duro,e siamo a volte messi alla prova dalle cose della vita e da tutto ciò che sperimentiamo e che ci viene raccontato nella quotidianità.
Le notizie di ronde per la sicurezza, di emergenza criminalità, la paura della diversità, vista spesso come stereotipo, il condizionamento che subiamo ogni giorno da parte dei media.
Tutto ciò di certo non aiuta a migliorare le relazioni già difficili fra diverse colture, e tanto meno ci stimola a conoscere ed apprezzare le diversità, facendoci barricare dietro alle nostre sicurezze.
Questo esperimento invece è andato oltre. Oltre le diversità, che pure esistono, fino ad arrivare alle cose che ci rendono simili.
Sentirsi bambini in Italia come in Zambia, con la stessa voglia di giocare, mettersi alla prova, scoprire, di rompere le scatole a volte, ma sempre con la grande genuinità che solo i bambini possiedono e che ogni volta sembrano volerci insegnare.
Una piccola esperienza di certo, ma grande per il significato simbolico, una goccia in mezzo alle mille cose che vivranno questi bambini. Ma pur sempre un inizio, un piccolo punto interrogativo che ci invita a fermarci e a domandarci come poter apprezza
Anche questa è educazione, partita dallo Zambia e rimbalzata fino al mio sperduto paesino, e di nuovo ripartita verso quei bambini del progetto Cicetekelo diventati inconsapevoli educatori, in uno scambio che vuole continuare...nel segno di “Diversi ma uguali”.
3 commenti:
Che bello è fare esperienza...
fuori dal proprio piccolo mondo e dal proprio posto, che ci ha cullati fin dall'infanzia.
Quando si parte secondo me, qualcosa dentro ti scatta... lo Zambia o come tanti altri posti del mondo sono completamente diversi dal nostro (tu lo sai meglio di noi) riscoprire in quella terra l'essenziale, che a noi qui manca e che di certo non ritroveremo se non con molta difficoltà. E'difficile.. hai vissuto un' esperienza che ti ha "cambiato" e noi la possiamo sentire dai tuoi racconti, possiamo essere solo attenti ascoltatori.
Ascoltatori di un mondo diverso e uguale allo stesso tempo..di cultura, di ritmi, di bimbi.
Di bimbi portatori di semplicità e di stupore,di una gran voglia di mettersi in gioco impressionante, l'affascinarsi e il meravigliarsi davanti alle piccole cose che noi adulti perdiamo, di bimbi educatori di adulti.
Perdiamo quella capacità, quell'essenziale che ci serve per superarci e per uscire dalla nostra barriera, dal nostro stereotipo.. far uscire il bimbo che è in noi..osservare quello che ci sta attorno, accettare la diversità e aprirsi alla multiculturalità non solo per quella terra ma per tante altre.
Il Servizio Civile è stata una grande opportunità, per essere educatori dell'uguaglianza.
un comico diceva:"voglio tornà bambino!"e aveva ragione!Quanto bello sarebbe riuscire a meravigliarsi per ogni cosa come fanno i bimbi...e invece noi diamo tutto per scontato!tutto ci è dovuto e tutto ormai è "normale".
Il progetto a cui hai dato vita è davvero molto interessante e sicuramente sarà molto utile ai bimbi che ti hanno incontrato: forse almeno loro non cresceranno con il paraocchi e chiusi egoisticamente nel loro piccolo mondo familiare.Forse loro non vedranno solo le differenze, ma esalteranno ciò che c'è di simile tra ogni bambino e tra ogni uomo.
Se riuscissi ad estendere il progetto anche agli adulti del tuo paese sarebbe davvero fantastico: alla fine è facile criticare gli "stranieri"senza conoscerne davvero la cultura, ma forse dovremmo imparare a metterci in gioco e ad aprirci a culture che ci potrebbero far riscoprire i valori dell'essenzialità e della semplicità che ormai abbiamo perso per strada!
Comunque mi devi insegnare ad usare il chitenghe per portare i bimbi sulla schiena...mi sono sempre chiesta come ci riuscissero!!! :)
Fidati un SENSO AL TUO RITORNO lo hai dato..certo immagino che tornare dallo Zambia con un modo di vivere completamente diverso dal nostro non è stato facile..si forse un reduce lo eri..un reduce da un'esperienza quasi troppo grande..li avrai visto tante cose e si sarà intensificta(già presente credo!) la VOGLIA DI CAMBIARE IL MONDO..le idee c'erano ma appunto come renderle pratiche? la prima cosa che ti è venuta in mente sono stati giustamente i BAMBINI! perchè i bambini? loro la diversità non la notano o forse semplicemente la aprezzano e sono il nostro futuro,a loro avrai insegnato qualche tuo "super principio di vita",giustamente essendo a contatto con bimbi l' hai fatto attraverso il GIO CO..esperienza simile dovrebbe si essere vissuta anche dagli adulti: sicuramente meno recettivi dei bambini ma nelle persone bisogna avere fiducia..e già chi leggerà questo blog non solo rifletterà e dirà " che bravo questo ragazzo" ma agirà, farà qualcose! e...si si stai PROPRIO EDUCANDO ALLA SPERANZA,la sperenza veramente che le cose cambino,speriamo non sia solo un sogno.. poi comunque nel tuo piccolo mondo qualcuno lo stai cambiando..
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