Spesso si sente nominare il termine giustizia nella quotidianità, nei talk show, nei tg, in molti slogan di partito, e perfino in certi “discorsi da bar”. Anche giornali e riviste ne sono pieni.
Tutti sembrano invocare giustizia per quel morto, per quella ragazza violentata, per le vittime di un terremoto, contro i finanzieri che giocano con il denaro altrui.
Anch'io nel tempo ho provato a farmi un'idea di cosa volesse dire per me la parola giustizia.
Pensavo di saperlo, anzi di essere certo che ciò che io pensavo fosse la verità. Anche dopo i miei nove mesi vissuti in Zambia, questo termine sembrava prendere un significato sempre più radicale.
Dopo aver visto la fame, la miseria e l'abbruttimento che questa provoca nelle persone, la mancanza di qualsiasi cosa materiale, fino ad arrivare alla mancanza di speranza, che forse è cosa ben peggiore, avevo trovato la mia ricetta di giustizia per il mondo.
In fondo ritenevo giusto che tutti dovessero avere una vita dignitosa: poter avere una casa decente dove vivere, dotata magari di qualche confort, una piccola lavatrice, o una cucina anche modesta. E poi ancora un'auto per gli spostamenti, dei vestiti puliti da indossare, la possibilità di viaggiare, di avere tempo per se stessi e non solo per il lavoro. Come non avere diritto ad esempio ad un computer con cui poter comunicare col mondo, oppure ad uno stereo per ascoltare della buona musica. E poi l'istruzione, la migliore che si può e per tutti, e le cure sanitarie, perchè senza la salute tutto il resto decade.
Questa era la mia idea di giustizia, e forse lo è ancora oggi. Non sono richieste stratosferiche, anzi mi sembrano tutte cose ragionevoli e anche realizzabili.
Poi come succede per molte altre cose, funziona sempre meglio la teoria, che può essere facilmente scritta come in questo caso, oppure declamata da qualche abile oratore. Quando si passa alla realtà delle cose poi i nodi come sempre vengono al pettine.
Come conciliare queste istanze di giustizia con la situazione reale del mondo?
Se tutti avessero le cose che possediamo noi, sia materiali che immateriali, ci vorrebbero cinque pianeti come il nostro solo per estrarre le materie prime e sistemarci i rifiuti.
Se tutti avessero quelle cose che per noi sembrano scontate, un'auto, un computer, una casa spaziosa, un sacco di gadget che ci aiutano a vivere meglio, libri, dvd, addirittura carta igienica e acqua a disposizione in quantità industriali come abbiamo noi, dove troveremmo le risorse?
Questo sistema è funzionale al nostro stile di vita, gli squilibri mondiali ci permettono di poter possedere tutte le nostre “cose” e i nostri piccoli privilegi.
Anche la nostra visione di giustizia è funzionale alla nostra idea di vita. Anche ciò che pensavo io si è bruscamente ridimensionato.
Non esiste giustizia se non a partire da noi stessi e dalla nostra quotidianità.
Come possiamo pretendere che tutti nel mondo stiano come noi, quando sappiamo benissimo che ciò non sarà mai possibile per la limitatezza delle risorse mondiali?
Sarà ancora una volta l'ipocrisia che ci guiderà (me per primo), quando ci riempiremo la bocca di slogan sulla giustizia e argomenti simili. Mi rattrista sentire le tante sirene in tv che ululano questa parola, che per me ha preso significati nuovi...quanta tristezza.
Adesso forse comincio a capire cosa si potrebbe fare. Ripartire dai nostri stili di vita, dal consumare meno, dall'economia solidale. Passare dall'isolamento e autosufficienza alla condivisione e solidarietà. Consumare meno ed essere più felici è possibile, e soprattutto è più giusto.
Nella quotidianità mi sento molto coinvolto in queste tematiche, e provo a portarle avanti e a farle mie nelle piccole scelte di ogni giorno, pur nelle mie piccole grandi incoerenze.
Non mi sento solo in questa “battaglia”;molti sono i movimenti nati in questi anni che si interrogano su questi argomenti, che propongono e condividono questa nuova idea di giustizia che parte prima da noi per poi proporsi al mondo.
Ancora una volta il legame nord-sud del mondo ricompare nella sua attualità. Non possiamo parlare di giustizia se prima non ci educhiamo di essa. Solo quando sapremo dare il giusto significato a questa tanto bistrattata parola potremo star bene con noi stessi e con gli altri, e soprattutto essere testimoni ed educatori credibili, anche per le tante persone impoverite del mondo che aspettano il nostro cambiamento.
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2 commenti:
giustizia...è il tema centrale che abbiamo trattato l'anno scorso al campeggio parrocchiale con i ragazzi di seconda e terza media. Ovviamente nei sottotemi c'era appunto anche la gistizia nel mondo, e così abbiamo deciso di far vivere ai ragazzi una girnata povera, abbiamo organizzato una sorta di stage di povertà(come faceva Seneca!)e quindi si sono dovuti mettere"nei panni degli altri". Questi altri erano appunto i poveri del mondo. Le attività erano molto semplici ma credo siano state efficaci: al mattino sveglia presto per fare una camminatina di mezzora e prendere l'acqua con la borraccia(che sarebbe dovuta bastare per tutto il giorno), poi lavori in campo e nel bosco, pranzo semplice seduti per terra(sarebbe stato bello mangiare con le mani...ma già senza una sedia sotto le chiappe alcune persone "raffinate"si sono lamentate)e poi giochi tradizionali che ormai si sono abbandonati per i videogames e il computer. Il nostro stage di povertà si è concluso con una bella merenda e una riflessione: perchè queste differenze?perchè questi squilibri?COSA POSSO FARE IO?e' proprio su questo che abbiamo puntato anche noi: far capire ai ragazzi che i cambiamenti devono partire da ognuno di noi. Chiaccherare è facile, compatire chi sta peggio ancora di più...ma finchè ci saranno solo parole la situazione di certo non potrà cambiare.
Stavo cercando informazioni in merito ai Caschi Bianchi e mi sono imbattuta nel tuo blog, così ho deciso di darci una rapida occhiata. Alla fine, non è stata poi così rapida!:) Ciascun post è talmente intenso che meriterebbe qualche riflessione...più di qualche!
Ho deciso di commentare questo post perchè "lo sento" particolarmente.
C'è una bellissima canzone di Marco Masini, "Figlio della polvere", che recita così:"Figlio della polvere, c'è una verità che ci inganna: la menzogna". A mio parere, questa frase è decisamente cruda e vera!
Mi ha colpita molto la tua frase:"Anche la nostra visione di giustizia è funzionale alla nostra idea di vita". E'davvero troppo semplice invocare giustizia per i tanti bimbi affamati, quando per primi non siamo in grado di alimentarla nella quotidianità, quando non siamo disposti a rinunciare ai nostri tanti agi! Purtroppo, le nostre sono spesso inutili chiacchiere,vani tentativi di sistemarci la coscienza.
Io per prima mi sento ipocrita! Potrei e dovrei scegliere uno stile di vita migliore, più coerente con ciò in cui credo...
Non mi sono guadagnata un posto in questa ricca parte del mondo, non ho fatto nulla per meritarmelo!
Ho il diritto di indignarmi di fronte ai bei discorsi dei potenti...ma ho il dovere di dare il mio contributo, anche se minimo! Quanto mi fa male la foto che hai inserito in questo post! Non la scorderò facilmente e speriamo che, accompagnandomi nelle piccole scelte quotidiane, mi aiuti ad essere una persona migliore.
Grazie a te e alle persone che come te, contribuiscono a rendere questo mondo più giusto.
Giulia
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