Impara l'educazione!!

sabato 5 settembre 2009
Piccola storiella
Qualche tempo fa mi trovavo a zuzzurellare per Padova viaggiando con l'autobus.
Alla fermata c'erano un po' tutte le razze del mondo, ma soprattutto parecchi africani.
L'autobus arriva e la gente si accalca nei pressi della porta. Una mamma africana, diciamo ben messa, si fa strada con la sua mole, e riesce ad intrufolarsi fra gli altri e salire, per accaparrarsi magari un posto a sedere. Fra gli spintoni un paio di signore si arrabbiano di brutto e, in puro dialetto veneto cominciano a lamentarsi della prepotenza e della maleducazione del gesto. “Impara l'educaxion, no semo miga al to paese qua'!!!”. Di risposta la donna africana e un ragazzotto che era con lei rispondono in inglese “What do you want...shut up...”
Poi saliti nel bus la discussione e' continuata a distanza, ogniuno con la propria lingua...per poi man mano smorzarsi col passare delle fermate.
Effettivamente la scena non e' stata carina. Si fa davvero fatica a convivere fra diverse culture, e lo si respira dalle cose piu' piccole e quotidiane.
Tutta quella prepotenza proprio non ci stava, e le due signore hanno fatto bene ad arrabbiarsi, pensavo. Soltanto un sorrisetto mi scappava a pensare all'improbabile dialogo intercorso fra le due parti...in cui penso nessuno ci abbia capito niente!!
di solito sono molto tollerante, tento di capire e di ragionare con la mia testa, anche in situazioni come queste, ma quella volta mi sentivo proprio infastidito...ma possibile che questi immigrati (alcuni almeno...sicuramente pochi) non riescano a capire dove sono, come funziona qui, a partire dalle cose elementari? Aggiungiamoci pure che, dentro all'autobus, il ragazzo vedendo un posto a sedere libero, ha spinto a sua volta la mamma africana per prendersi il posto, anziche' cederlo a lei, che aveva anche il bambino legato alla schiena.
Cambia il luogo, ma la scena che ho vissuto stamattina e' molto simile a quella vissuta a padova.
Sono a Dar el Salaam, in un minibus che porta alla stazione del Tazara, dove mistavo recando a prenotare il biglietti per lo Zambia per domani.
Qui c'e' la calca ad ogni ora e su ogni bus, visto che per la maggior parte delle persone e' l'unico mezzo di locomozione possibile.
E la dentro si e' davvero ammassati come le bestie. Caldo, sudori e odori di vario tipo. Io ero in piedi e pian piano, man mano che le fermate si succedevano, sono stato spinto verso la parte posteriore del bus.
La mia testa piegata perche' altrimenti proprio non ci stavo, e con le braccia tentavo di aggrapparmi qua e la per evitare cadute(le frenate improvvise sembrano essere lo sport nazionale qui!)
Ero stretto da una parte contro un ragazzo, e dall'altra ero aderente ad una ragazza, costretta anche lei ad annusarsi le mie ascelle(visto che la sua testa arrivava proprio a quell'altezza).
Ad un certo punto un signore seduto nella panchetta vicina a me si alza. Io educatamente aspetto, non mi siedo, e faccio segno alla ragazza di sedersi...lei con un sorriso annuisce. In un lampo un'altro ragazzo si lancia e si siede nel posto liberatosi....come se niente fosse. Io un po' incazzato in italiano gli dico “Potevi far sedere lei...”...se no mi sarei seduto io, no?!?!
Lui mi risponde qualcosa in Swahili che naturalmente nn ho capito...avra' detto “Impara l'educazione, non sai come funzionano le cose qui?”. Con un po' di OK finiamo la discussione e continuo il mio viaggio...e li mi e' venuta in mente la scena nel bus padovano.
Com'e' difficile conoscersi, com'e' dificile stare insieme, com'e' difficile tentare di avvicinarsi, di capire come funzioniamo, gli usi i costumi, le abitudini.
Ed io davvero ci sto provando...e spesso ci riesco per fortuna...anzi anch'io ormai ho imparato a spingere e ha sgomitare per sopravvivere nel caos e nella confusione della citta' africana!!
E' davvero difficile trovare un punto di incontro, magari a meta' strada...ma e' l'unica cosa possibile da fare...anche se richiede molto tempo.
Cosa vuol dire “Essere educati” per noi, e per un africano? E per un cinese?
Su questo bisogna lavorare...soprattutto bisogna trovare la forza di farci riconoscere...noi siamo italiani, e in italia usiamo fare cosi'...e tu come sei abituato a fare?? troviamo un accordo?? ...con delicatezza e apertura. Non dico che ad ogni salita di autobus bisogna intavolare un discorso del genere...pero' almeno pensarci...
Spesso invece si preferisce barricarsi dietro ai “Qui e' cosi', o ti va bene o ti va bene”.
Oppure semplicemente pensare che “quelli” non capiranno mai come ci si comporta....dimenticando che per loro magari e' normale comportarsi cosi'...e che non si puo' cambiare una mentalita' o un modo di comportarsi in un attimo....come pretendevo di fare io stamattina in quel minibus diretto alla stazione.
Un nuovo modo di riconoscersi, di stare insieme, di tentare di accettarsi nasce solo dall'incontro paziente...se no scegliamo la strada piu' facile, quella cioe' di accettare come insuperabili le differenze e trincerarsi dietro le nostre piccole abitudibi, magari incattivendoci e accanendosi contro il diverso...molto piu' facile che tentare di capire cos'e' il diverso...
Questo vale non solo per noi, ma naturalmente per tutti...africani dei bus padovani compresi!!!


La ricetta del riconoscimento per il superamento dei conflitti (vedere anche Ricoeur). E' sicuramente un po' piu' complicata di quella della pizza...ma il risultato e comunque piu' che buono!!
Riconoscere come identificare qualcosa.
Riconoscere se stessi.
Farsi riconoscere.
Riconoscersi reciprocamente
, creando un rapporto reciproco fra le persone in cui l'essere riconosciuti diventa ri-conoscenza, gratitudine.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Un abbraccio.
Fra